Finalmente si è conclusa la contorta vicenda del marchio De Tomaso Automobili: la vecchia Casa automobilistica riprenderààa vivere.
Qualche tempo fa, vi ricorderete, la De Tomaso era stata messa allĂ¢ââââ¢asta, assieme a tutti i suoi prototipi incompiuti, la sua attrezzatura, le sue vecchie glorie. Il prezzo, trattandosi di un marchio automobilistico, era irrisorio: 1.780.000 euro.
Il povero Signor Alehandro de Tomaso si sarĂ Ă rivoltato nella tomba. Ad acquistarlo la Innovation Auto Industry (IAI) di Gian Mario Rossignolo, proprietario anche dello stabilimento Pininfarina di Grugliasco a Torino. La De Tomaso nacque nel 1959, fondata a Modena dal pilota argentino Alehandro de Tomaso. Produsse varie celebri vetture, orientate soprattutto al mondo delle competizioni. La prima fu la De Tomaso Vallelunga, che raggiungeva nel 1963 una velocitĂ Ă massima di 215 Km/h. Era dotata di telaio in alluminio e carrozzeria in fibra di vetro, elementi allĂ¢ââââ¢avanguardia per lĂ¢ââââ¢epoca. Poi ci furono Mangusta e Pantera, durante gli anni Ă¢ââÂŹĂĹ70, e infine la GuarĂ Ă , ancora disponibile in Italia, Austria e Svizzera.
Con la morte di De Tomaso, avvenuta nel 2003, tutti i progetti di rilancio del marchio sĂ¢ââââ¢impantanarono. Tra gli altri, anche lo sviluppo del prototipo di un Suv realizzato in collaborazione con lĂ¢ââââ¢azienda russa UAZ, il Simbir 4Ă ââŹâ4. Peccato, poter rivedere un marchio storico come la De Tomaso solo agli Autosaloni di auto dĂ¢ââââ¢epoca fa un certo, triste effetto. La IAI ha ora cambiato nome in De Tomaso Spa, a conferma della volontĂ Ă di rendere il marchio nuovamente attivo. Secondo il nuovo amministratore delegato la De Tomaso produrrĂ Ă , con la nuova programmazione industriale, 8.000 unitĂ Ă lĂ¢ââââ¢anno tra gli stabilimenti di Grugliasco e Livorno.