Fonte: Omniauto.it
Il clima sociale degli ultimi tempi, diciamocelo, non è dei migliori: c’è una sorta di sdoppiamento della società  . Nessuno è più disposto a scendere sotto il “livello minimo di edonismoâ€Â, propostoci dai consigli per gli acquisti, ma contemporaneamente, dopo aver abboccato alla “favola†dei superdiesel, ci si è accorti che con la nuove turbodiesel ipertecnologiche da trentamila euro, si spende poco meno rispetto a quando utilizzavamo "la vecchia Brava 1.6". E così, vogliamo risparmiare a tutti i costi (notare la sottile contraddizione in termini...).
Che cosa è successo?
Alla base ci sono due motivazioni, una tecnica e una legata all’economia.
- Motivazione Tecnica: nessuno ci ha mai ricordato che, nonostante il rendimento termodinamico di un nuovo turbodiesel sia relativamente elevato, la potenza non vien fuori dal nulla e a parità  di aumento di "cavalleria" e coppia, c’è per forza un aumento dei consumi.
In altre parole, se ci piace tirare le marce, e sentire la spinta dell’accelerazione che solo un moderno motore a gasolio può regalarci, dobbiamo essere anche coscienti del relativo consumo di carburante, perché in questi motori “la sete†è molto condizionata dallo stile di guida, a differenza dei lenti diesel del passato.
- Motivazione Economica: semplicemente, visto che, ormai, la benzina ha ceduto il passo al diesel, “l’attenzione†del Fisco si è spostata maggiormente su quest’ultimo (volendo si potrebbe andare anche più a fondo alla questione, ma usciremo fuori binario).
Insomma, auto con efficienza “a doppio taglioâ€Â, e prezzo del diesel in continuo rialzo, hanno quasi annullato - e spesso invertito, se consideriamo anche il prezzo di listino di alcuni modelli - il vantaggio di camminare a gasolio. E’ chiaro che qualcuno ha cercato di correre ai ripari.
Senza scomodare pratiche dichiaratamente illegali e deprecabili, come l’utilizzo dei combustibili destinati all’agricoltura; molti automobilisti, soprattutto nel Nordest, si son ricordati di un altro argomento che spesso ha fatto “rumoreâ€Â: il biodiesel. Peccato che è stato subito confuso con l’olio di colza. Il risultato, per quel qualcuno, è stata solo una “salata†sosta in officina.
E' il classico caso di “pasticcio†all’italiana.
Cerchiamo di vederci chiaro, con una conoscenza di base di biodiesel e olio di colza.
L'olio di colza è un olio vegetale, ottenuto mediante la spremitura dei semi di colza, una pianta annuale dai fiori gialli, alta molto meno di un girasole. In passato era utilizzato dall’industria chimica come base per i saponi e attualmente è sfruttato ai fini alimentari. In Italia, a causa del nostro palato esigente, l’uso di olio di colza nel settore alimentare e limitato all’industria e alla grande ristorazione. L’acquisto al dettaglio è quasi inesistente: provate a cercarlo negli scaffali degli ipermercati, forse lo troverete, ma solo dopo aver tribolato un bel po’.
Il maggior vantaggio dell’olio di colza, rispetto al classico olio di oliva, consiste nel prezzo bassissimo, circa 65 cent. al litro. Il freno alla diffusione al dettaglio, invece, risiede essenzialmente nel sapore poco gradevole.
Il biodiesel, è un combustibile vero e proprio ottenuto con un vero e proprio processo di raffinazione. L’olio vegetale, nella produzione del biodiesel, fa le veci del petrolio e vien fatto reagire con metanolo in una reazione chimica chiamata transesterificazione.
Nella transesterificazione una molecola di acido grasso (trigliceride) reagisce con tre molecole di metanolo, producendo una molecola di glicerolo (che è utilizzato dall’industria cosmetica) e tre “esteri metilici degli acidi grassiâ€Â, ovvero, il nostro biodiesel. Il processo è necessario per ridurre la viscosità  dell’olio vegetale a un decimo rispetto al prodotto grezzo avvicinandola, quindi, a quella tipica del gasolio e, non ultimo, ad aumentarne il numero di cetano di circa quindici grandezze, portando anche questo a livelli accettabili per la combustione in motori a ciclo diesel veloci.
Volendo essere un po' più precisi, però, i due combustibili differiscono per più di un particolare: il biodiesel è più viscoso del gasolio (circa 5 cSt contro 2,6), meno stabile all’ossidazione e ha punti di intorbidimento e scorrimento - determinano il comportamento del carburante al variare della temperatura ambientale - decisamente meno favorevoli.
Il vantaggio ecologico dell’utilizzo di biodiesel consiste nelle emissioni di anidride carbonica, che praticamente si annullano visto che, tra raffinazione e combustione, viene immessa nell’atmosfera pressapoco la stessa quantità  di CO2 sottratta dalle piante usate per la produzione, durante il loro ciclo vitale.
Non c’è dubbio che, come tutti i carburanti alternativi, fatica ad imporsi a causa del peso di determinate “lobbyâ€Â, ma dobbiamo riconoscere che ipotizzando una produzione di massa su scala mondiale, ci vorrebbero enormi, gigantesche, superfici coltivate a colza o girasole, con evidenti difficoltà  connesse: ad esempio, bisognerebbe riorganizzare il settore agricolo su scala globale.
Attualmente, il costo industriale del biodiesel, vista anche la ridottissima produzione, è circa il doppio di quello del gasolio. In alcuni Stati della UE, è commercializzato miscelato in minime quantità  al gasolio tradizionale, cosa che nel nostro Paese avverrà  entro il 2010.
L’utilizzo del biodiesel per autotrazione puro, che deve adempiere a ben determinate specifice UNI e DIN, in assenza di modifiche meccaniche, è sconsigliato dalla maggior parte dei costruttori. Gli unici a consentirne l’utilizzo sono la Volkswagen, ma non per i motori importati in Italia, e la Iveco, limitatamente a miscele con massimo il 30% di biodiesel solo per propulsori non alimentati con sistema common-rail. Alla base ci sono motivazioni strutturali: il biodiesel, seppur ben digerito dai propulsori, intacca i polimeri costituenti i materiali utilizzati per tubazioni e guarnizioni, con evidenti danni all’impianto di alimentazione. Allo stesso modo, se utilizzato su auto non predisposte potrebbero sorgere problemi di non poco conto alla pompa di iniezione, visto che già  da qualche tempo le pompe sono lubrificate dal combustibile stesso e richiedono, quindi, che quest’ultimo abbia le medesime caratteristiche chimiche del gasolio, caratteristiche che il biodisel, come abbiamo visto, non possiede.
Sotto l’aspetto tecnico, infatti, va riconosciuto che il vero tallone d’Achille dei moderni turbodiesel, risiede proprio nell’impianto di alimentazione che lavora a pressioni elevatissime, con tolleranze tra le parti in movimento di pompa ed iniettori, veramente microscopiche. à ˆ per questo che la presenza di umidità  nel filtro, ad esempio, che una volta era solo un fastidio che diventava pericoloso solo se trascurato, si è trasformato in un autentico “incuboâ€Â.
Il fatto che un motore a gasolio sia in grado di bruciare olio di colza, non fa di quest’ultimo un combustibile adatto all’autotrazione. Altrimenti, per assurdo, potremmo anche fare il pieno di olio girasole, olio di semi vari e addirittura olio di scarto da frittura.
Ragionando in questi termini, dobbiamo ricordarci che per “fare†del biodiesel, non è sufficiente crearsi in casa una miscela di olio di semi e metanolo al 10%. In questo modo si crea soltanto un intruglio che fa più danni che altro. E, giusto per tornare in argomento, ricordiamo anche che l’olio vegetale ha una viscosità  decine di volte superiore a quella del gasolio e che i nostri bei “superdiesel†son tanto vulnerabili da questo punto di vista.
Questi assunti sono ineluttabili. E qualcuno se ne è accorto sulla propria pelle. L’olio di colza, infatti, brucia, è vero, ma è anche tanto, troppo viscoso. Se infilato nel serbatoio di qualche vecchia Mercedes 300d degli anni Settanta non crea problemi, nel motore di qualche nuova CDI ne mette subito fuori uso l’alimentazione. C’è chi giura di riuscire a camminarci e di non avere complicazioni (“solo una puzza di fritto allo scaricoâ€Â), ma, dando per scontata la veridicità  delle dichiarazioni, è meglio che non dorma sugli allori...
Ricapitolando:
- Olio di colza = olio vegetale;
- Biodiesel = combustibile ottenuto chimicamente;
- Miscela casalinga di olio di semi e metanolo = inutile intruglio.
Non dimentichiamocelo!
Poi... se qualcuno continua ad essere abbagliato dalla lucentezza di quei 65 cent. al litro, noncurante delle argomentazioni tecniche, è bene che rammenti che: utilizzando come carburante un combustibile su cui non gravano impostre, si commette anche il reato di evasione fiscale.
In sostanza... ne vale la pena? Visti i possibili rischi, oggettivamente no. Ci conviene accettare l’aumento del prezzo del gasolio come un’implicazione della recente “dieselizzazione di massaâ€Â. E se proprio ci è difficile digerire tutto questo, meglio pensare a carburanti alternativi “seriâ€Â, collaudati e decisamente meno improvvisati: GPL e metano son li che ci aspettano...