della serie: per fortuna che qualcuno sveglio qua e la c'è ancoraL'ITALIA E LA CULTURA MOTORISTICA: CATTIVI ALUNNI, PESSIMI INSEGNANTI
05.08.08 - Si può girare la frittata come pare e piace, ma alla fine il risultato sarà indiscutibile: in Italia la cultura automobilistica è davvero scarsa. E dire che siamo la Patria della Lancia e dell'Alfa Romeo, della Ferrari e della Maserati, di piloti, corse e auto che hanno fatto la storia dell'automobilismo sportivo, ieri come oggi. In Italia si tifa, non si amano le corse.
Cosa si intende per "cultura motoristica"? Cultura non significa necessariamente conoscere a menadito la storia delle corse dalla fine dell'800 al 2008, sapere chi vinse la Targa Florio nel 1929, quante ore fece in testa la Mazda 787B alla 24h di Le Mans 1991 o i risultati della Spirit in F1. Per cultura, si intende il saper apprezzare la globalità del motorsport, a prescindere dalla copertura televisiva, mediatica e dalla preparazione e competenza di ciascuna persona. Credete davvero che ai tempi della gloriosa Targa Florio tutte le migliaia di spettatori assiepati lungo le terrificanti stradine siciliane sapessero le caratteristiche tecniche della Porsche 908 e che faccia avessero Redman e Marko? Credete davvero che tutte le centinaia di migliaia di persone che assistono ogni anno alla 24h di Daytona, Le Mans, Nurburgring e Spa o alla 12h di Sebring sappiano riconoscere le auto ad occhi chiusi, solo dal rumore di scarico? Evidentemente no, ci mancherebbe! Ovvio, in queste migliaia di persone non vi sono solo palati fini e competenti, ma anche donne, mogli e fidanzate che accompagnano a mo' di crocerossine i propri rudi maschioni, bambini, adulti che magari si avvicinano per la prima volta ad un autodromo. Ma la sapete una cosa? Queste persone si divertono, vivono un'atmosfera magica, si appassionano e magari ci ritornano. E la sapete un'altra cosa, cioè qual è la differenza tra la maggioranza degli italiani e gli altri popoli amanti dei motori? Che loro "amano le corse", le belle auto, rispettando e riconoscendo l'indipendenza e la tradizione di ogni categoria, ieri come oggi, noi italiani non più. Basti pensare alla gara del DTM al Mugello, corsa ampiamente pubblicizzata da "Autosprint". Una buona occasione per vedere, solo per curiosità , bellissime auto, ottimi piloti. C'erano tutti gli ingredienti, tranne il pubblico! La sapete la giustificazione? "Eh, ma i piloti non li conosce nessuno!". Si pensi alla gara in notturna del FIA GT ad Adria: spalti semivuoti. Si pensi al campionato stesso FIA GT, in cui da anni auto e piloti italiani vincono: frega a qualcuno? Si pensi ai pienoni che all'estero fa la World Series by Renault: in Italia non c'è nemmeno la copertura TV, in Sud America sì! Suvvia, siamo dei peracottari! Per non parlare, poi, delle corse e delle manifestazioni di auto storiche! Piace solo la "Mille Miglia", ormai solo una misera sfilata mondana di attricette ed attorucoli. Ecco perché la gente vi accorre numerosa: deve vedere gli attori della fiction "Capri"!
L'italiano ha smarrito da anni la passione per le corse vere, sane e veraci.
E lo sapete perché? Perché l'italiano è tifoso, ancor prima che appassionato. Inglesi, tedeschi, francesi e così via sono appassionati, ancor prima che tifosi. E lo sapete qual è il motivo che spinge milioni di italiani a seguire solo la F1 (anche se bruttina come oggi) e a boicottare (o quasi) le altre categorie, spesso ritenute di "serie Z"? Il tifo, che molti confondono per passione. Se, ipoteticamente, la Ferrari si ritirasse dalla F1 e andasse nella LMS con un Prototipo LMP1, vedi come i media ed il pubblico se ne fregano della F1 ed iniziano a seguire l'Endurance! Come ve lo spiegate, infatti, il calo di seguito (ad iniziare dai media specializzati) che la Sport-Prototipi ebbe gradualmente in Italia a partire dal 1974, anno in cui la Ferrari abbandonò (stupidamente) la categoria? Come ve li spiegate i fischi imolesi a Patrese quando era in testa e la gioia matta quando questi uscì di pista, lasciando campo libero a Tambay su Ferrari? Neanche il pubblico tedesco, quando Nuvolari vinse al Nurburgring nel 1935 davanti alle autorità del Terzo Reich, arrivò a tanto. Anzi, applaudì l'Asso dell'Alfa Romeo. L'italiano, ormai, deve avere sempre qualcosa o qualcuno per cui tifare, altrimenti, ciao! àˆraro, ormai, che l'italiano si interessi alle corse a prescindere da chi o cosa vi prenda parte. A Vallelunga, presso Roma, ogni anno a novembre si disputa la 6 ore: bellissime auto, ottimi piloti, gare tirate...spalti deserti! Che tristezza, non sanno quel che si perdono. In Italia si è persa la musicalità delle corse, la bellezza di seguire "le corse di auto" come hobby, magari rinunciando ad un GP di F1 alla TV o alla classica gita al mare. Gratta, gratta, il discorso è sempre il medesimo: l'italiano è F1 dipendente, misconosce le altre categorie, prende come metro di paragone solo la F1 (anche se misera come quella attuale) per giudicare male tutto il resto, ignorando che ogni settore del motorismo ha la propria tradizione e storia, lunga o breve che sia. Aprite gli occhi, gente: lo volete capire che la F1 odierna è un monomarca camuffato? Lo volete capire che per vedere varietà di motori, oggi, bisogna rivolgere lo sguardo all'Endurance, alle GT, alla NASCAR (dove la Toyota ha dirottato i motoristi disoccupati della F1!), all'Italiano Prototipi e alle gare in salita? Sembra quasi che l'italiano abbia paura di "tradire" la F1. La colpa, tuttavia, è anche e soprattutto dei media, TV e carta stampata, i quali hanno contribuito non poco a mettere in moto questo meccanismo perverso e provinciale. Fin quando Bortuzzo (quindi, teoricamente, agli occhi del "normalman", un esperto del settore), al programma "Numero 1", si rivolge a Dindo Capello in questi termini "eh, certo che nell'Endurance ve la sognate tutta la tecnologia della F1!", dove pretendiamo di andare? Il brutto, è che il "normalman" di turno pende dalle labbra del Bortuzzo di turno. Dove pretendiamo di finire se, ormai, di motorismo parlano anche i moviolisti della domenica del pallone ed i mille Mosca che infestano la TV italica? Domenica non ho visto il GP di Ungheria: leggevo un libello in inglese sulle Le Mans dal 1983 al 1991. Ma la TV era accesa, con mio padre che faticava a seguire la gara. Ad un tratto, Mazzoni, dopo un intervento dell'ing. Bruno, risponde "eh, Bruno, non me ne volere, ma che cos'è il camber?". Ebbene, dove vogliamo andare se i maestri ne sanno meno degli scolari?
La cultura motoristica è un'altra cosa. Le 200 mila persone di Le Mans sono cultura, le 100 mila e rotte di Road Atlanta sono cultura, le 15-20 mila della 1000Km di Monza sono cultura ("streghe" che hanno rinunciato al GP di Spagna di F1: al rogo!), quelli di Goodwood sono cultura, le poche centinaia e migliaia di persone che seguono, in Italia, il resto del motorsport sono cultura. Scriveva Alberto Sabbatini su "Autosprint": "uno dice 24 ore di corsa e si immagina chissà quale effetto soporifero, abituato agli stint noiosi della F1. Niente di più sbagliato! [...] Nella 24h, sembra paradossale, non c'è un attimo di pausa. [...] àˆuno spettacolo magnetico. Vi mettete a vederne 5 minuti e ci restate attaccati per ore. Non sarà un caso se ci vanno 258 mila spettatori, no?". Non fa una grinza: ma, Sabbatini a parte, gli altri dov'erano? Vi rendete conto che, negli USA, non aspettano altro che la Ferrari ritorni nelle categorie Prototipi (garantisco per esperienza personale)? E in Italia? Interessa a qualcuno?
Tutto qui? Eh, no, perché Paolo "l'incompetente" ha chiesto a Mario Donnini, nobile firma di "Autosprint" e non solo, di esprimere il proprio parere a riguardo. Afferma Donnini: "Zanardi ha vinto 2 titoli CART da leggenda, con corse mito tipo Long Beach e Laguna Seca, ma non l'ha cagato nessuno, in Italia. àˆbastato farlo intervistare, ospedalizzato, da Carmen Lasorella per "Porta a Porta" di Vespa, subito dopo l'incidente del Lausitzring, per farlo diventare un personaggio adorato dalle mamme. Fin qui nulla di male, ci sta, ci mancherebbe, ma dov'erano, cosa facevano, perché tacevano i cosiddetti esperti di automobilismo (ce ne sono almeno 3 per ogni quotidiano) quando si trattava di lodare Alex per quello che stava facendo da pilota, con le gambe attaccate, nella seconda metà degli Anni '90? E perché tutti costoro continuano a presentare una realtà virtuale che vede l'automobilismo fatto solo di F1 plastificata, furbina, iperesclusiva, misconoscendo e snobbando realtà più vere, a dimensione d'uomo e storicamente e culturalmente assai più tridimensionali di quelle dei GP PlayStation oriented? Sai perché? Perché in Italia, fatte salve lodevoli e numerose eccezioni, c'è un analfabetismo di Motorsport che fa paura, peraltro più diffuso tra i giornalisti che tra i lettori. Gli insegnanti, insomma, sono di gran lunga più somari dei discenti. E per quanto mi riguarda prendi pure queste mie parole anche come un'autocritica che non mi esclude dai possibili colpevoli. Però, perlomeno, non faccio finta di non accorgermene".
Accidenti quanto è vero!
- Paolo Pellegrini -
testo originalehttp://www.circusf1.com/2008/08/litalia ... tica.shtmlnon l'ho scritto io (e si vede visto che è firmato) ma vi giuro che avrei voluto esserne capace